Manifestazione contro il progetto del governo di vietare l’aborto in Polonia

Anche oggi in Polonia è il “lunedì nero”. Migliaia di donne polacche vestite di nero o con ombrelli neri stanno manifestando nelle città e nei villaggi di tutto il Paese per spegnere il fuoco che pensavano di aver spento, da quando il Parlamento, dominato dal partito di maggioranza Diritto e Giustizia (PiS) del nazionalista estremista Jaroslaw Kaczynski, ha ceduto ai suoi proclami e ha revocato un disegno di legge precedentemente approvato per il divieto assoluto di aborto. Kaczynski ha nuovamente enfatizzato il divieto di aborto come mezzo di vendetta, annunciando una legge per cui “anche  le gravidanze difficili devono essere portate a termine, in modo che i bambini condannati a morire dopo il parto o con gravi malformazioni possano essere battezzati”.

Migliaia di donne hanno manifestato a Varsavia contro le proposte di legge del governo per vietare l’aborto, come avamposto di questo “Lunedì nero II¨, giorno in cui il Comitato per la difesa della democrazia (KOD) dà loro il proprio sostegno,  che ha anche indetto una manifestazione fuori dal palazzo del Parlamento per protestare contro la decisione del governo. Lo accusa di portare il Paese verso l’autoritarismo,  che il popolo polacco ha già combattuto negli anni Ottanta per mano del sindacato Solidarność.

Durante il voto sull’aborto, 32 deputati del blocco governativo hanno infranto la disciplina di partito. Il PIS ha coperto la sua retorica, affermando che la ribellione aveva dato al popolo la libertà di votare. Il governo ha una maggioranza debole e lo sa”, ha dichiarato a Le ¨Monde¨ la portavoce del KOD Hanna Szulczwska. Sapendo questo, il movimento a favore dell’aborto gli ha fatto capire che anche in un Paese profondamente cattolico la società si mobilita in modo allarmante quando si tratta di difendere i propri diritti.